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sabato 1 gennaio 2022

La Divina Provvidenza

Dagli scritti di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena (1893 - 1953).

O mio Dio, che tutto ordini e disponi per altissimi fini, insegnami ad affidarmi pienamente alla tua divina provvidenza. 

1 - « La sapienza divina - dice la Sacra Scrittura - si estende con potenza da un’estremità all’altra del mondo e tutto governa con bontà » (Sap. 8, 1). La sapienza divina s’identifica così con la divina provvidenza che tutto ordina, dispone, guida al raggiungimento di un fine ben determinato: fine ultimo e supremo, la gloria di Dio; fine prossimo e secondario, il bene e la felicità delle creature. Nulla esiste senza motivo, nulla avviene a caso nel mondo, ma tutto, assolutamente tutto rientra nel grandioso piano della divina provvidenza, piano in cui ogni creatura, anche l’infima fra tutte, ha il suo posto, il suo scopo, il suo valore, in cui ogni avvenimento, anche il più insignificante, è fin dall’eternità previsto ed ordinato nei suoi minimi particolari. In questo piano vastissimo e meraviglioso tutte le creature, dalle più sublimi - come gli angeli - alle più umili - come le gocce di rugiada e i fili d’erba - sono chiamate a portare il loro contributo all’armonia ed al bene dell’insieme. 

Se certe situazioni ci sembrano incomprensibili, se non riusciamo a capire la ragion d’essere di circostanze e di creature che ci fanno soffrire, è perchè non sappiamo scoprire il posto che esse hanno nel piano della divina provvidenza, in cui tutto è ordinato al nostro ultimo bene. Sì, anche la sofferenza è ordinata al nostro bene e Dio, che è bontà infinita, non la vuole e non la permette se non a questo scopo. Crediamo ciò in teoria, ma facilmente lo dimentichiamo in pratica sì che, quando ci troviamo davanti a situazioni oscure e dolorose che vengono a spezzare o ad intralciare i nostri progetti, i nostri desideri, ci smarriamo e sulle labbra ci sale la domanda angosciosa: perchè Dio permette questo? Eppure la risposta non manca mai ed è universale ed infallibile come universale ed infallibile è la provvidenza divina: Dio lo permette unicamente per il nostro bene. È questa la grande convinzione di cui abbiamo bisogno per non scandalizzarci di fronte alle prove della vita. « La condotta di Dio è tutta bontà e fedeltà per coloro che osservano il patto e gli ordini di lui » (Sal.24, 10); possiamo dubitare di noi, possiamo dubitare della nostra bontà e della nostra fedeltà, ma non di Dio che è bontà e fedeltà infinita. 

2 - Dopo averci creati, Dio non ci ha lasciati in balìa di noi stessi ma, come tenera madre, continua ad assisterci ed a provvedere a tutte le nostre necessità: « Potrà forse una donna dimenticare il suo bambino?... e se pur questa lo potrà dimenticare - dice il Signore - io non mi dimenticherò mai di te » (Is. 49, 15). Ogni uomo può, con tutta verità, ritenere queste parole come rivolte a lui in particolare e, di fatto, la provvidenza di Dio è così immensa e potente che, mentre abbraccia l’universo intero, nello stesso tempo si prende una cura speciale di ognuna delle sue creature, anche delle più piccole. Proprio sotto questo aspetto Gesù ci ha presentato la provvidenza del Padre celeste: « Nemmeno un passero cade in terra senza il permesso del Padre vostro... Non temete, dunque, voi siete da più di molti passeri » (Mt. 10, 29 e 31). Come Dio non ci ha creati a serie, ma crea individualmente l’anima di ogni uomo che viene al mondo, così la sua divina provvidenza non si limita ad assisterci in blocco, ma ci assiste uno per uno, ben conoscendo tutte le nostre necessità, le nostre difficoltà e perfino i nostri desideri e ben sapendo quel che più conviene al nostro vero bene. Una mamma, anche la più sollecita, può ignorare qualche bisogno del figlio suo, può dimenticarlo, può sbagliare nel provvedervi o essere nell’impossibilità di farlo; ma ciò non accadrà mai a Dio, la cui provvidenza tutto sa, tutto vede, tutto può. Nemmeno il più piccolo passero è dimenticato, nemmeno il più umile fiore del campo è trascurato. « Considerate - dice Gesù - come crescono i gigli del campo; essi non lavorano e non filano. Tuttavia, neppur Salomone... fu mai vestito come uno di essi. Se dunque Dio riveste così l’erba del campo, che oggi è e domani vien buttata nel forno, quanto a maggior ragione vestirà voi, o uomini di poca fede? » (Mt. 6, 28-30). La provvidenza di Dio ci circonda da tutte le parti; di essa viviamo, per essa ci moviamo e siamo e, nondimeno, siamo così tardi a credere in essa, così diffidenti! Come abbiamo bisogno di dilatare il cuore in una fiducia, in una confidenza più grande, anzi, illimitata, poichè illimitata è la divina provvidenza! 

Colloquio - « O Dio, avendo creato il mondo, lo reggi e lo governi con ordine mirabile. Tu fai nascere le piante, le fai germogliare, a suo tempo fai sbocciare i fiori e maturare i frutti. Tu governi il sole, la luna, i pianeti e, insomma, hai creato tutto con mirabile ordine e tutto hai fatto per l’uomo. L’uomo, poi, hai fatto solo per te e vuoi riposarti in lui, nè vuoi che egli si riposi e quieti in altro che in te. Tu non hai bisogno della tua creatura, eppure ti degni cercare in essa il tuo riposo, affinchè lei ti possa poi godere e godere in eterno, possa goderti e vederti a faccia a faccia, assieme a tutto il Paradiso. 
   « La tua provvidenza divina, o Signore, è tale che Tu hai cura di tutti come se fossero uno solo; e di uno solo, come se in quello fossero tutti racchiusi. Oh, se la tua provvidenza fosse compresa, ogni creatura lascerebbe le cose di questo mondo e seguirebbe te per potersi unire con la tua provvidenza! » (S. M. Maddalena de’ Pazzi). 
   « Benefico sei, o Signore, verso tutti, e la tua pietà si spande su tutte le tue creature. Ti lodino, o Signore, tutte le tue fatture e ti benedicano i tuoi devoti. Gli occhi di tutti a te si rivolgono in attesa e Tu dai a tutti, a suo tempo, il loro cibo; allarghi la mano e colmi di favori ogni vivente. Tu rendi giustizia agli oppressi e dai il pane agli affamati. Sciogli i prigionieri, apri gli occhi ai ciechi, raddrizzi gli storpi, ami i giusti. Risani i cuori affranti e ne fasci le piaghe. Tu copri i cieli di nubi, apparecchi alla terra la pioggia e fai crescere l’erba sui monti; dai il loro cibo agli animali, ai piccoli corvi ciò che domandano. O Signore, tutte le creature si effondano nel ricordo della tua immensa bontà e acclamino alla tua liberalità! » (cfr. Sal. 144; 145; 146). 


[Scritto tratto da “Intimità Divina”, di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena, pubblicato dal Monastero S. Giuseppe delle Carmelitane Scalze di Roma, imprimatur: Vicetiae, 4 martii 1967, + C. Fanton, Ep.us Aux.].

mercoledì 11 agosto 2021

Pregare per la conversione di una persona

La preghiera è una potente arma per convertire le anime a Dio. Sentite questo fatto raccontatomi da una monaca.

[...] A proposito della preghiera, voglio raccontarti un altro episodio che mi riguarda e di cui non ti avevo parlato. Nel 1990 (più o meno) venne rapita una bimba di 8 anni nella zona di [...]. Come comunità c'impegnammo intensamente nella preghiera e nel sacrificio quotidiano, contattammo telefonicamente e per iscritto i genitori della bambina che dopo un po' di tempo venne liberata. Successivamente, la bambina ci mandò come ringraziamento un foglio disegnato: tanti fiori ed una piccola farfalla -che la rappresentava- libera e felice di vivere e di volare. Io, però, non mollai e ripresi a pregare intensamente per i suoi rapitori perché prendessero coscienza del male perpetrato nei confronti di una minore e si convertissero. Non ci crederai, ma anche a me sembra impossibile ed ancora ho le lacrime agli occhi e la pelle d'oca quando ci penso. Dopo qualche mese, arrivò dalla casa circondariale di [...] una lettera indirizzata a me: "Carissima, sono [...], il rapitore di [...] e vengo a te, varcando la clausura, per chiederti di aiutarmi nel cammino di conversione...." Come aveva avuto il mio indirizzo? Per caso e in carcere dove circolavano delle riviste su una delle quali c'era un messaggio pasquale che io scrissi da novizia. Da quel giorno la corrispondenza con [...] non è mai cessata e per ben due volte mi ha telefonato dalla Parrocchia in cui attualmente presta servizio nello stato di semi-libertà ottenuto per buona condotta in carcere. Egli ha finito gli studi teologici per diventare diacono permanente. Caro D., il Signore mi aveva dato una prova, di fronte alla quale avvertii tutta la mia piccolezza, ma nello stesso tempo una gioia incontenibile che conservo e custodisco gelosamente nel cuore.
Se vuoi mettere anche questo episodio sul blog, sei libero, evitando i nomi e citando solo il Monastero.
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mercoledì 31 marzo 2021

Esame di coscienza per confessarsi bene (per anime che amano la vita devote)


Ogni tanto una mia amica mi scrive per chiedermi dei consigli spirituali.  


Caro D. [...] ti scrivo perché penso che tu possa veramente aiutarmi. Ti chiedo però di rispondermi con calma, quando potrai, non vorrei mai metterti fretta. È mio desiderio confessarmi una volta alla settimana come regola, ma dev'essere una confessione ben fatta. Perciò ho cercato qua e là, ma non ho trovato uno schema serio per l'esame di coscienza. Ora mi chiedo se tu forse puoi darmi qualche indicazione. Ti ringrazio come sempre di cuore. [...] Ciao!


Cara sorella in Cristo, 
ti ringrazio di cuore per la richiesta che mi hai fatto. Ormai lo sai bene che per me è una grande gioia fare qualcosa che va a vantaggio della tua anima, nella speranza di dare gusto a Gesù buono che ti ha tanto amato sin dall’eternità ed è giunto ad immolarsi sulla croce del Golgota per espiare anche i tuoi peccati. Sono davvero contento che desideri confessarti spesso, come raccomandato da Papa Pio XII, da Sant’Alfonso Maria de Liguori e da tanti altri autorevoli e dotti autori. In genere, quando una persona si confessa bene, sente un grande fervore di praticare le virtù cristiane, prega il Signore con maggiore carità, sente maggiore carità anche verso il prossimo, resiste più facilmente alle tentazioni, ed ottiene altri benefici spirituali. Purtroppo, i preti modernisti sconsigliano di confessarsi spesso, quindi ti conviene recarti da qualche confessore timorato di Dio e amante della vita devota.

Per rispondere alla tua richiesta di aiuto, ho preparato appositamente per te uno schema per fare un esame di coscienza adatto alle anime che sono attratte dalla vita devota. Onde evitare di essere troppo prolisso, ho evitato di riportare quei peccati che in genere le persone che praticano un’intensa vita interiore difficilmente commettono, ad esempio l’apostasia, il non andare a Messa nei giorni di precetto, l’omicidio, le rapine, l’incesto, la calunnia, e altri gravi peccati. Ho dato particolarmente risalto a quei peccati veniali (leggeri) che spesso vengono trascurati dai penitenti. Chi ama Dio e vuole praticare una vita davvero virtuosa cerca di evitare non solo le colpe gravi ma anche quelle veniali. Per esserti di maggiore aiuto, di fianco a ogni peccato ho segnalato se si tratta di materia grave o veniale, basandomi sugli scritti di autori di buona dottrina come Sant’Alfonso, Don Luigi Piscetta, Padre Eriberto Jone, Padre A. Chanson, e altri. Si tratta di un qualcosa che manca negli schemi che in genere si trovano in giro. Ovviamente non ho potuto elencare tutti i peccati possibili e immaginabili, oppure riportare tutta l’intera casistica per ogni tipo di peccato, altrimenti avrei dovuto scrivere un’enciclopedia, ma mi sono limitato a parlare di alcuni dei peccati tra quelli più comuni. Spero tanto che il lavoro che ho realizzato possa esserti di aiuto nel cammino di perfezione cristiana.


Schema per l’esame di coscienza per anime devote.

- Ho tralasciato di raccogliermi interiormente e di mettermi alla presenza di Dio prima di incominciare a pregare? (Veniale)

- Mi sono distratta volontariamente mentre recitavo le preghiere oppure mentre assistevo al Santo Sacrificio della Messa? (Veniale)

- Ho ricevuto la Comunione con poco fervore e profitto per l’anima a causa della negligenza con cui mi sono preparata a ricevere Gesù sacramentato? (Veniale)

- Ho accettato deliberatamente pensieri di superbia? (La “superbia perfetta”, cioè quando una persona giunge a considerarsi al di sopra di Dio, è peccato mortale, invece la “superbia imperfetta”, cioè quando una persona si limita solamente a nutrire uno sregolato desiderio di onore e ad amare in maniera esagerata la propria eccellenza, è peccato veniale, a meno che non giunge a far commettere qualche grave colpa nei confronti del prossimo)

- Quando mi sono capitate cose spiacevoli mi sono arrabbiata con Dio, ingiuriandolo o accusandolo di fare cose sbagliate? (Peccato grave)

- Faccio discorsi inutili, cioè che non giovano né a me né al prossimo? (Veniale)

- A volte faccio delle “opere buone”, non con l’intento di dare gusto a Dio, ma per vanagloria, cioè per fare bella figura ed essere stimata dalla gente? (Veniale)

- Mi impegno seriamente ad educare cristianamente la prole? (Si tratta di un obbligo gravissimo, pertanto i genitori che sono gravemente negligenti nell’educare i figli, facendoli crescere quasi come se Dio non ci fosse, peccano mortalmente)

- Nutro antipatia o addirittura odio nei confronti delle persone scortesi o di quelle che mi hanno fatto dei torti? (“Sentire” antipatia verso una persona non è peccato se non vi diamo il consenso della volontà, se invece vi diamo il consenso e si tratta di piccole antipatie, pecchiamo venialmente, mentre se proviamo odio grave, in questo caso pecchiamo mortalmente, ad esempio accettando deliberatamente il pensiero di desiderio che il prossimo venga colpito da qualche grave ed ingiusto male)

- Ogni tanto aiuto materialmente le opere pie (ad esempio le opere davvero cattoliche che svolgono apostolato) e le persone che si trovano in stato di bisogno? (Chi dona alle opere pie o ai bisognosi che si trovano in stato di necessità comune almeno il 2% di ciò che avanza alle spese necessarie per il mantenimento del proprio stato di vita e quello dei propri cari, non pecca; se dona meno del 2% pecca venialmente; se non vuole donare nulla a nessuno pecca gravemente, almeno secondo i teologi della sentenza più rigida. Non si è tenuti ad aiutare tutti coloro che si trovano in stato di necessità comune, è sufficiente aiutarne alcuni a nostra scelta. Per quanto riguarda i poveri che si trovano in stato di necessità estrema, cioè che rischiano di morire, grazie a Dio in Italia è rarissimo trovare qualcuno che si trovi in condizioni così disperate, quindi non sto ad elencarti tutta la casistica, anche perché su questo tema i teologi non sempre sono concordi)

- Ho esagerato nel bere o nel mangiare? (Per capire quando si pecca in questa materia ti faccio un esempio: bere un po’ di vino è una cosa buona, berne sino al punto da rimanere brilli è peccato veniale, berne sino al punto da ubriacarsi è peccato mortale; lo stesso discorso vale quando si mangia in maniera eccessiva, peccando in modo grave o veniale in base alla gravità delle conseguenze, se ci cibiamo sino al punto da star male o di nuocere alla salute)

- Ho detto delle bugie? (Le menzogne che fanno un grave danno al prossimo sono colpe gravi, le altre sono colpe veniali)

- Sopporto con pazienza le avversità oppure mi lascio prendere dall’impazienza? (Ordinariamente è un peccato veniale, tuttavia può diventare mortale se giunge a far trasgredire un grave precetto)

- Nella vita cristiana mi lascio dominare dall’accidia? (L’accidia è la pigrizia nel compiere opere virtuose, spesso fa commettere delle colpe solamente veniali, ad esempio quando induce una persona a saltare, per pigrizia spirituale, delle pratiche devozionali facoltative alle quali è abituato; ma se l’accidia giunge a non far compiere atti che obbligano gravemente in coscienza, ad esempio assistere alla Messa domenicale, trascina al peccato mortale)

- Quando vedo qualcuno comportarsi male mi lascio prendere dall’ira? (Quando una persona si adira in modo ragionevole per un torto subìto e auspica una giusta punizione del colpevole, non commette peccato; invece quando l’ira giunge a far accettare un disordinato trasporto dell’animo, in questo caso si commette un peccato veniale, tuttavia diventa colpa grave se la persona adirata giunge a tale eccesso da far pensare che abbia perso l’uso della ragione, oppure quando giunge a far desiderare disordinatamente qualcosa che è gravemente contraria alla carità e alla giustizia, ad esempio desiderare una punizione gravemente esagerata per il colpevole o addirittura per un innocente)

- Anche se da tanti anni non vivo più coi miei genitori, continuo ad interessarmi di loro e ad aiutarli quando hanno bisogno del mio sostegno? (Abbandonare a se stessi i genitori che si trovano in grave stato di necessità, pur avendo la possibilità di aiutarli, è una grave mancanza di pietà filiale da parte dei figli)

- Mi sono attaccata eccessivamente ai beni materiali? (In se stessa è una colpa veniale, tuttavia può essere causa di peccati mortali, ad esempio quando giunge al punto di far commettere furti in materia grave, omettere di aiutare il prossimo che sta letteralmente morendo di fame, considerare i soldi più importanti di Dio, eccetera).

- Ho creduto alle superstizioni? (Si tratta di materia grave, tuttavia alcuni autorevoli teologi ammettono la possibilità che il penitente possa peccare solo venialmente per ignoranza, semplicità, errore, o se considera la cosa più per scherzo che seriamente)

- Ho giudicato temerariamente il prossimo oppure ho avuto dei sospetti temerari nei suoi confronti? (Se c’è bastante fondamento per giudicare che il prossimo ha commesso un grave male, non si commette nessun peccato, mentre il giudizio diventa “temerario”, e peccato grave, quando senza sufficienti motivi giudichiamo che il prossimo abbia certamente commesso un grave male; da ciò, secondo Sant’Alfonso, si deduce che tali giudizi di solito non sono peccaminosi poiché spesso ci sono sufficienti motivi che fanno ritenere che il prossimo abbia commesso davvero quella colpa, oppure perché non sono giudizi, ma solo dei sospetti, i quali non giungono a peccato mortale se non quando si dubita, senza avere nessun indizio, che persone di buona fama siano colpevoli di colpe gravissime, mentre se c’è anche un minimo indizio non si commette nemmeno peccato veniale nel sospettare del prossimo)



Vari consigli per confessarsi bene.

I peccati mortali sono talmente gravi che ne basta solo uno per meritare l'inferno, se si muore senza essersi pentiti. Se una persona ha commesso solo peccati veniali e non si è pentita, non va all'inferno, ma in purgatorio, tuttavia è bene cercare di evitare anche queste colpe che pur non essendo gravi, indeboliscono l'anima e la predispongono al peccato mortale. 

È obbligatorio confessare solo i peccati certamente mortali, cioè le colpe gravi commesse con piena avvertenza dell’intelletto e deliberato e pieno consenso della volontà. Se una persona ha commesso una colpa grave, ma non è certa di aver avuto piena avvertenza e pieno consenso, non è obbligata a confessare quella colpa, anche se, per maggiore tranquillità di coscienza del penitente, è consigliabile confessarla, dicendo, ad esempio, che non si è certi di aver dato il pieno consenso della volontà a quel pensiero di odio grave (alle anime scrupolose è vivamente sconsigliato di confessare i peccati dubbi). Inoltre tutte le cose che avvengono durante il sonno o il dormiveglia non sono peccati mortali. È facoltativo confessare i peccati veniali (cioè colpe con materia leggera, oppure con materia grave ma commesse senza piena avvertenza o senza pieno consenso della volontà), tuttavia è bene confessarsi anche se si hanno solo colpe veniali, perché l'assoluzione purifica la coscienza, aiuta a resistere con maggior vigore alle tentazioni e accresce la grazia santificante.

È molto facile fare una buona Confessione; è sufficiente fare un esame di coscienza (bastano pochi minuti per chi si confessa spesso), pentirsi dei peccati commessi, avere il proposito di non peccare più, confessarli con sincerità al sacerdote, e infine eseguire la penitenza (se il confessore tralascia o si dimentica di dare la penitenza, la confessione è valida lo stesso, però, come insegna Sant'Alfonso, il prete si macchia di colpa, veniale o mortale in base alla gravità delle colpe confessate dal penitente, se ha deliberatamente omesso di assegnargli una penitenza).

Affinché la Confessione sia fruttuosa è necessario essere sinceramente pentiti dei peccati commessi, ma ciò è un dono di Dio, pertanto è importante pregare lo Spirito Santo e la Beata Vergine Maria per ottenere la grazia del pentimento per le colpe compiute. Per suscitare il dispiacere dei peccati commessi è molto utile riflettere al fatto che con le proprie colpe è stato offeso Dio che è infinitamente buono, ci ha tanto amato sin dall’eternità, ed è degno di essere amato sopra ogni cosa, inoltre i propri peccati hanno causato l'atroce Passione e Morte di Gesù Cristo. Chi si pente per questi motivi, significa che ha un dolore perfetto (contrizione del cuore). Invece il dolore è imperfetto (detto anche “attrizione”) quando è causato principalmente (non esclusivamente) dalla paura dell'inferno, o dal dispiacere di aver perso il paradiso, o dalla riflessione sulla bruttezza del peccato commesso. Affinché una Confessione sia valida è sufficiente avere un dolore imperfetto. In caso di imminente pericolo di morte, mancando un sacerdote, è possibile ricevere il perdono di tutti i peccati suscitando qualche pensiero di dolore perfetto. A tal fine è ottima cosa imparare a memoria e recitare spesso l'Atto di dolore. 

È necessario essere sinceramente pentiti di tutti i peccati mortali compiuti, altrimenti l’assoluzione è nulla (e anche sacrilega, se il penitente è consapevole di non essere pentito). Se ti confessi solo di peccati veniali, affinché l’assoluzione sia valida è necessario essere sinceramente pentita almeno di uno di loro, tuttavia conviene suscitare il dolore di tutte le colpe veniali, poiché in questo modo si ottengono maggiori benefici spirituali. È lecito confessare dei peccati, mortali o veniali, già confessati in passato. 

Per scriverti questa lettera ho impiegato diverse ore (per poter fornirti informazioni precise sono andato a rivedere vari manuali di Teologia Morale), ma l’ho fatto molto volentieri, poiché voglio che la tua anima avanzi sempre di più nel cammino di perfezione cristiana e, soprattutto, spero in questo modo di aver dato gusto a Dio. Se in futuro avrai altri consigli da chiedermi, non esitare a scrivermi ancora, sarò molto felice di fare qualcosa per il tuo bene spirituale.

Rinnovandoti la mia amicizia e la mia stima, ti saluto cordialmente nei Cuori di Gesù e Maria.

Cordialiter
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sabato 2 gennaio 2021

Parlare con Dio

Tempo fa una ragazza mi confidò di dialogare con Gesù e Maria. Ripubblico la risposta che le diedi.

Carissima in Cristo,
                               mi è piaciuto molto leggere la descrizione fatta con semplicità e schiettezza del modo colloquiale con cui dialoghi con Dio. Ciò che fai non è una cosa da matti, anzi! Sant'Alfonso Maria de Liguori scrisse un opuscolo intitolato “Modo di conversare continuamente ed alla familiare con Dio”, nel quale spiega che trattare con Dio con gran confidenza e familiarità non è affatto un mancare di rispetto alla sua maestà infinita. Secondo questo grande Dottore della Chiesa bisogna rivolgersi al Signore con l'amore più tenero e confidente che sia possibile, poiché Egli gioisce quando una sua creatura si rivolge a Lui con quella confidenza, libertà e tenerezza con cui i bimbi si rivolgono alle loro mamme.

Dunque continua pure a dialogare “da cuore a cuore” con Gesù e Maria, e intanto frammezza i tuoi dialoghi con brevi e intese frasi d'amore che saranno come frecce infuocate che vi lancerete reciprocamente. In questo modo ti infiammerai d'amore per il Redentore, mentre Lui già arde d'amore per te fin dall'eternità. Il mondo non esisteva, tu non esistevi, ma Egli già ti amava ardentemente come se tu fossi l'unica persona che avrebbe creato. Quindi ognuno di noi può e deve dire di Gesù (soprattutto quando si riceve devotamente l'Eucaristia), quel che diceva la sposa del Cantico dei Cantici: Dilectus meus mihi et ego illi (Cant. II, 16), il mio amato Dio s'è dato tutto a me ed io tutto a Lui mi dono.

Spero che anche altri lettori del blog possano imitare il tuo modo di pregare, prendendo l'abitudine di parlare a Dio da cuore a cuore, familiarmente e con confidenza ed amore come ad un amico, il più amorevole di tutti.

Alcuni domanderanno: ma di quali temi possiamo trattare con Dio? Raccontategli dei vostri affari, dei vostri progetti, delle vostre pene, dei vostri timori e di tutto quello che vi riguarda. Come ho già detto, fatelo con confidenza e col cuore “aperto”, cioè senza soggezione. Potete parlare con Dio ovunque vi troviate, poiché Egli è onnipresente. Dunque, non dimenticatevi mai della sua dolce presenza, come purtroppo fa la maggior parte degli uomini. Parlategli quanto più spesso potete; se voi lo amate, non vi mancheranno cose da dirgli. Il nostro Dio si compiace di abbassarsi a trattare con noi, e gode che noi gli comunichiamo le nostre occupazioni più semplici. Egli ci ama tanto ed ha tanta cura di ciascuno di noi. Dobbiamo avere la confidenza di raccomandargli non solamente le nostre necessità, ma anche quelle degli altri. Piacerà tanto al nostro Dio, che noi, dimenticando alle volte i nostri interessi, gli parliamo dei vantaggi della sua gloria, delle sofferenze altrui, specialmente degli ammalati e dei poveri, delle anime del purgatorio che sospirano la sua visione beatifica, e degli scellerati peccatori che vivono privi della sua grazia.

Se vogliamo compiacere il Cuore amante del nostro Dio, dobbiamo cercare quanto più spesso possiamo di parlare con Lui continuamente e con tutta la confidenza possibile, e Lui non sdegnerà di risponderci. Non si farà sentire con voci sensibili alle orecchie, ma con voci bene intelligibili al nostro cuore, allorché ci staccheremo dalla conversazione delle creature per trattenerci a parlare da solo a solo col nostro Dio. Egli ci parlerà con quelle ispirazioni, con quei lumi interni, con quei tocchi soavi al cuore, con quei segni di perdono, con quei saggi di pace, con quella speranza del paradiso, con quei giubili interni, con quelle dolcezze della sua grazia, con quegli abbracci e strette amorose; insomma ci parlerà con quelle voci d'amore che ben l'intendono le anime che egli ama e che non cercano altro che Dio. Su questa terra la Santissima Trinità sia l'unica nostra felicità, l'unico oggetto dei nostri affetti, l'unico fine di tutte le nostre azioni e desideri, fintanto che giungeremo nella Patria Celeste, dove finalmente potremo contemplare da faccia a faccia Colui che abbiamo tanto desiderato d'amare durante il pellegrinaggio terreno.

martedì 12 novembre 2019

Il trionfo dell’amore

Dagli scritti di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena (1893 – 1953).


O mio Dio, che in me vi sia solo amore, che tutto venga dall’amore e tutto vada all’amore. 

1 - La vita dell’anima giunta all’unione totale può definirsi un unico, continuo, intensissimo esercizio di amore mediante il quale si dona senza posa al suo Dio. Tutte le sue potenze, non solo purificate, ma anche perfettamente armonizzate, s’impiegano a gara nel servizio divino: «l’intelletto, applicandosi a conoscere le cose che sono di maggior gloria di Dio, per compierle; la volontà, amando tutto quello che a Dio piace e volgendo l’affetto a lui in ogni cosa; la memoria, avendo sollecito pensiero di ciò che appartiene al divino servizio e torna più gradito al Signore» (G.C. C. 28, 3). Non solo, ma anche la parte sensibile, anche il corpo con tutti i suoi sensi prende parte a questo magnifico concerto d’amore sì che l’anima può davvero dire che tutto il suo «capitale» ossia tutte le sue potenze spirituali e sensibili - è completamente impiegato nell’esercizio del santo amore. «Difatti - spiega il Dottore mistico - [ella] tratta il corpo secondo Dio, indirizzando a lui le operazioni dei sensi interni ed esterni. Inoltre le quattro passioni dell’anima [cioè il gaudio, la speranza, il timore e il dolore] sono regolate secondo Dio; perché ella non gode se non di Dio, né spera in altri che in Dio, né teme fuorché di Dio, né si duole se non secondo Dio; infine tutti i suoi appetiti e sollecitudini tendono a lui solo» (ivi, 4).  

La fiamma amorosa della sapienza divina si è talmente impadronita di quest’anima, l’ha talmente purificata e innamorata di Dio solo, che tutto il suo essere e tutte le sue potenze non vibrano che per lui, non operano che per servirlo e dargli gusto, non sono affamate che di lui, non desiderano altro che a lui donarsi ed a lui unirsi in amore perfetto. È così che anche i primi moti di quest’anima sono moti di amore: «l’intelletto, la volontà e la memoria subito corrono a Dio; e similmente gli affetti, i sensi, i desideri, gli appetiti, la speranza, il gaudio subito… di primo slancio salgono a Dio» (ivi, 5). L’amore è diventato l’atmosfera in cui l’anima si muove, è diventato il suo respiro, la sua vita. I duri sacrifici, le aspre lotte e le rinunce del passato, quando il suo esercizio d’amore consisteva «nello spogliarsi di tutto ciò che non è Dio» (G.C. S. II, 5, 7), le sembrano ora un nulla in confronto del gran bene conseguito e ripete con entusiasmo: «Tutto è poco quando si tratta di fare acquisto del puro e vero amor di Dio» (TM. Sp. p. 131). 

2 - L’amore dell’anima che ha fatto la totale donazione di sé a Dio è il vero amore puro. Amore puro, perché non più mescolato al minimo affetto di creatura o alla minima ricerca di sé. Amore puro, perché sale direttamente e velocemente a Dio attraverso tutte le circostanze della vita, senza mai fermarsi in alcuna cosa creata. Di tutti gli avvenimenti, di tutti i doveri, di tutte le azioni l’anima si serve per amare il suo Dio, che è quanto dire donarsi a lui, servendolo come a lui maggiormente piace. L’anima non ha più bisogno, come nel tempo passato, di applicarsi particolarmente a questa o a quella virtù, perché le ha già acquistate tutte in modo perfetto, ma «sì nel disbrigo delle faccende temporali, come nella pratica delle cose spirituali... il suo esercizio consiste solamente in amare» (G.C. C. 28, 9). Non ha più bisogno del richiamo e del pungolo di una legge esterna che la guidi, perché sua legge è il grande amore che porta dentro di sé e che la spinge a cercare ed a volere in tutte le cose il divino beneplacito. «Ama e fa’ quello che vuoi», diceva S. Agostino; «per l’uomo giusto non vi è legge», ha scritto S. Giovanni della Croce sulla cima del monte della perfezione, e ciò, ben lungi dal significare che l’amore dispensi dall’osservanza della legge, dal dovere e dall’obbedienza, significa appunto che l’amore, quando è davvero perfetto, sostituisce e completa qualsiasi legge, avendo in se stesso la forza di slanciare l’anima alla più alta perfezione. 

Di quest’amore totalitario e purissimo, che impiega in Dio tutte le forze dell’anima senza nulla sottrargli, di quest’amore che va direttamente a ferire il cuore di Dio oltrepassando tutte le cose della terra, S. Giovanni della Croce ha scritto: «un pochino di puro amore è più prezioso al cospetto di Dio ed apporta maggiore utilità alla Chiesa... che non tutte le altre opere unite insieme» (C. 29, 2). Non vi può essere, infatti, attività più intensa e più sublime di quella che concentra ed occupa in Dio tutte le energie e le capacità della creatura. È l’attività eterna degli angeli e dei santi del cielo, è l’attività che, quasi gareggiando con essi, possono iniziare fin da quaggiù le anime pervenute all’unione totale con Dio. «Felice vita, felice stato e fortunata l’anima che vi giunge! dove tutto è per lei sostanza di amore e gaudio e diletto nuziale» (ivi, 28, 10). 

Colloquio - «Come la sposa non in altri ripone il suo amore, il suo pensiero, la sua opera, fuorché nel suo sposo, così fa’, o Signore, che l’anima mia non abbia né affetti di volontà, né cognizioni d’intelletto, né sollecitudini, né appetiti che non siano rivolti a te. 

«Fa’ che non sappia fare altra cosa che amare te, Sposo divino. E vedendo che niente Tu apprezzi, né di niente ti compiaci all’infuori dell’amore, aiutami ad applicarmi tutto nel puro amore tuo, perché desidero di servirti perfettamente. 

«Non permettere che cerchi più il mio interesse, né vada dietro ai miei gusti e nemmeno mi occupi di altre cose o faccende a te estranee e da te aliene, ma fa’ che tutta l’anima mia sia impegnata in amarti. Tutte le mie azioni siano poste in esercizio di amore; tutto in me si muova per amore ed in amore. Nell’operare, voglio fare ogni cosa con amore, e nel patire, voglio soffrire tutto con gusto di amore. 

«Fa’ che possa ripeterti insieme con la sposa dei Cantici: “Tutti i pomi vecchi e nuovi li ho serbati per te”. Come se dicessi: o mio Diletto, desidero per me e per amor tuo tutto ciò che è aspro e faticoso, e tutto ciò che è soave e saporito, lo desidero per te» (G.C. C. 27, 7 e 8; 28, 2-10). 

«O Gesù, il mio cuore non aspira alle ricchezze […]; ciò che io domando è l’Amore! Non so più che una cosa: amarti, Gesù! 

«O Gesù mio, ti amo, amo la Chiesa madre mia, mi rammento che “il più piccolo atto di puro amore le è più utile di tutte le altre opere riunite insieme”. Ma il puro amore è poi nel mio cuore?... 

«O Gesù, fa’ che l’amore mi penetri e mi circondi; fa’ che ad ogni istante il tuo amore misericordioso mi rinnovi, purifichi la mia anima, e non vi lasci alcuna traccia di peccato!» (T.G.B. St. p. 241, 242, 223). 


[Scritto tratto da “Intimità Divina”, di Padre Gabriele di S. Maria Maddalena, pubblicato dal Monastero S. Giuseppe delle Carmelitane Scalze di Roma, imprimatur: Vicetiae, 4 martii 1967, + C. Fanton, Ep.us Aux.].

venerdì 1 novembre 2019

Una ragazza piena di gioia

Ogni tanto mi scrive una studentessa universitaria emiliana. Più passa il tempo, e più arde dal desiderio di "vivere per amore", cioè di vivere per amare Dio e il prossimo.

Caro D.,
               è ormai passato molto tempo dall'ultima volta che ci siamo sentiti, anche se, in un certo senso, tutti i giorni ti sento. Continuo a leggere i tuoi blog, grazie per quello che fai, grazie per il tempo e le energie che dedichi a tutto ciò.

Vorrei raccontarti un po' della mia gioia! Gioia perchè il Signore è stato tanto misericordioso con me e, nonostante il mio peccato, mi ha donato tanto amore! È bello sentirsi beati, felici, fortunati di poter gustare ogni giorno la presenza di Dio. È bello riuscire dopo tanto a fidarsi di Lui, ciecamente, e in totale abbandono. Purtroppo non è quello che vedo attorno a me, ma ho deciso che non mi farò prendere dallo sconforto! È proprio per questo che bisogna gioire, per testimoniare quanto è bello tutto ciò! Bisogna vivere bene il tempo che ci è dato, non perdendo di vista Dio, compiendo bene le nostre opere nel tempo!

....e amando!!! quanto è bello amare senza pregiudizi, senza obiettivi... vivere per amore, vivere d'amore... è così bello vivere d'amore gratuito, mio verso gli altri, di Dio nei miei confronti! Alla fine non resta che ringraziare, di cuore, con gioia, perché da quando c'è tutto questo, da quando c'è questa fiducia la mia vita scorre più agevole, nonostante rimangano tutte le preoccupazioni che il tempo comporta.

Ora non si tratta più di voler cambiare il mondo, ora si tratta di fare quello che è alla mia portata, facendo il bene che sono chiamata a fare. Ho voglia di vivere con gioia, cogliendo l'esortazione di Paolo a essere lieta (Fil 4, 4-7), aprendo così la mia vita a Dio.

In Gesù
(Lettera firmata)


Cara sorella in Cristo,
                                  sono molto contento di sentirti piena di gioia; ciò è un buon segno. Infatti la gioia e la sana allegria sono considerati dei buoni segni vocazionali. Al contrario, se una persona è triste e malinconica, difficilmente viene accettata in un ordine religioso.

Mi è piaciuta tanto la tua lettera, sono felicissimo di sapere che ardi dal desiderio di “vivere per amore”. Un Giorno saremo giudicati sull'amore. Il mondo non conosce il vero amore perché non conosce Dio. Infatti l'amore per essere vero deve essere radicato nel Signore, deve nascere da Lui. Se uno dice di amare, ma non rispetta la Legge di Dio, il suo amore è falso. Basti pensare a coloro che commettono adulterio.

Coraggio, continua a “vivere per amore”, amando Dio con tutto il cuore e sopra ogni cosa, e il prossimo come te stessa. Ubi cáritas et amor, Deus ibi est. Congregávit nos in unum Christi amor. Exsultémus, et in ipso jucundémur. Timeámus, et amémus Deum vivum. Et ex corde diligámus nos sincéro. (Dove ci sono la carità e l'amore, lì c'è Dio. L'amore di Cristo ci ha riuniti insieme. Esultiamo e in Lui rallegriamoci. Temiamo e amiamo il Dio vivente. E amiamoci con cuore sincero).

Approfitto dell'occasione per porgerti i miei più cordiali e fraterni saluti in Corde Regis,

Cordialiter

lunedì 7 ottobre 2019

Indecisione tra vocazione o matrimonio


Tempo fa ho ricevuto un'e-mail da parte di una giovane lettrice del blog, la quale mi ha raccontato di essere fidanzata con un ragazzo che per motivi di lavoro vive lontano da lei. Durante questo periodo di “lontananza” ha cominciato a sentire dentro di sé un forte desiderio di vivere di Gesù e con Gesù. Adesso è incerta se sposarsi o entrare in monastero.

Può darsi che ci siano altre persone che leggono questo blog e si trovano nelle sue stesse condizioni (sono fidanzate ma si sentono attratte ad unirsi più profondamente con Gesù), pertanto ho pensato di scrivere qualche riflessione utile a tutti coloro che non hanno ancora eletto il proprio stato di vita. Come al solito ho attinto a piene mani dai preziosissimi scritti del mio amatissimo Sant'Alfonso Maria de Liguori.

"Porro unum est necessarium", solo una cosa è importante per ciascuno di noi: la salvezza eterna dell'anima. Tutto il resto (salute, casa, parenti, carriera, amicizie, soldi, eccetera) sono cose secondarie destinate a svanire nell'ora estrema della morte. Per potersi salvare è di fondamentale importanza eleggere lo stato di vita a cui Iddio ci chiama. Se uno sbaglia vocazione, viene a perdere gli aiuti spirituali che Iddio gli aveva preparato, e senza questi aiuti è più difficile salvarsi. Per questo motivo ogni persona giovane dovrebbe fare un ritiro spirituale per eleggere lo stato di vita a cui il Signore lo chiama. Ma dove fare questo ritiro immerso nella solitudine e nella preghiera? Sant'Alfonso consigliava di ritirarsi alcuni giorni in una casa isolata in campagna, ma non tutti possono disporre di un alloggio del genere. Pertanto il mio consiglio è di mettersi in contatto con un ordine religioso di stretta osservanza, e di trascorre qualche giorno di ritiro in monastero per raccogliersi nel silenzio della clausura, e poter pregare e meditare. Inoltre in un monastero di stretta osservanza è possibile trovare qualche buon sacerdote disponibile ad esercitare la direzione spirituale. Perché parlo di ordini religiosi di stretta osservanza? Perché andando in un monastero “rilassato”, cioè dove non si vive da veri religiosi, si rimarrebbe disgustati da quell'insipido stile di vita, e si rischierebbe di perdere un'eventuale vocazione alla vita consacrata.

Sant'Alfonso, alle ragazze indecise se sposarsi o entrare in convento, diceva più o meno queste cose: "...sia un uomo umile creatura, sia Gesù Cristo il creatore dell'Universo, ti vogliono per sposa. Rifletti attentamente su chi dei due può riempire maggiormente di gioia il tuo cuore e poi sposalo. Ricordati però che nel mondo non è raro trovare delle donne pentitesi di essersi sposate a causa dei maltrattamenti che ricevono dai loro mariti spesso simili a dei tiranni, ai dispiaceri che danno i figli, ai litigi con suocere e cognate, alle gelosie del consorte, ai dolori del parto, agli strapazzi per la cura della casa, agli affanni per accumulare beni terreni, ecc. Anche nella vita matrimoniale potresti vivere santamente, ma è molto difficile. Al contrario in un monastero di stretta osservanza sarà molto semplice per te divenire santa. Libera dalle preoccupazioni del mondo potrai dedicare tutta la vita nell'amare Dio. Se proprio non te la senti di entrare in un monastero, cerca di farti santa a casa tua vivendo da nubile, tranne nel caso in cui tu fossi abitualmente incontinente, nel qual caso è meglio prendere marito, come raccomanda San Paolo."

Non so cosa abbia deciso di fare quella ragazza che mi aveva scritto (non l'ho più risentita). Spero solo che abbia scelto quel che vuole il Signore. Preghiamo per lei e per tutte le altre persone che sono indecise circa lo stato di vita da eleggere.