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lunedì 2 luglio 2018

Suore di clausura Rimini


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Le donne che sentono nel proprio cuore di avere la vocazione alla vita matrimoniale, ma non riescono a trovare un fidanzato cristiano, possono leggere il seguente annuncio di un ragazzo che sta cercando una donna che sia fedele agli insegnamenti della Chiesa Cattolica. Cliccare qui per leggere l'annuncio.


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Alle donne di Rimini che cercano un buon monastero di suore di clausura in cui iniziare un discernimento vocazionale consiglio di contattare qualche buona comunità monastica. La vita religiosa contemplativa è semplicemente meravigliosa, ma è necessario scegliere un monastero fervorose e osservante.


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Dagli scritti di Padre Alfonso Rodriguez, S. J. (1526-1616).

Alcuni rimedi contro le tentazioni disoneste

   Nel trattato quarto della seconda parte, delle tentazioni, abbiamo parlato di alcuni rimedi a queste tentazioni e altri li abbiamo rinviati a questo luogo; ne tratteremo ora.
   Il mezzo più importante, insegnatoci dalla Sacra Scrittura, dai santi e da Cristo stesso nel Vangelo è la preghiera: «Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione» (Matth 26, 41). S. Beda dice che come quando si grida, il ladro fugge e tutti corrono a portare aiuto, così il clamore della preghiera fa fuggire il demonio e sveglia angeli e santi che vengono in nostro aiuto. Si legge nella vita di S. Bernardo che, avvicinatosi una volta il demonio per rubargli la castità, egli cominciò a gridare: Ladri! ladri! e il ladro fuggì (Vita S. Bern., l. 1, c. 3). Se il gridare degli uomini mette in fuga il ladro, quanto più non fuggirà quell'antico ed astuto ladro delle spirituali ricchezze dell'anima alle grida che leviamo a Dio e ai suoi santi?
   Un efficacissimo mezzo è raccoglierci a pensare alla passione di Cristo e nasconderci nelle sue piaghe. S. Agostino dice: Non c'è mezzo più potente ed efficace contro le tentazioni disoneste del pensare alla passione e alla morte di Cristo nostro Redentore. Non ho trovato rimedio più sicuro del raccogliermi nelle sue piaghe; lì riposo sicuro e torno a vivere (Manuale, c. 23 e 22). Un autore nota che perciò l'evangelista non disse che il costato fu ferito, ma aperto (Cfr. Io. 19, 34), perché comprendessimo che ci è aperta la via per entrare nel cuore di Cristo in cui è il nostro rifugio, nel cavo della rupe (Can 2, 14) che è Cristo.
   S. Bernardo, che consiglia questo mezzo, dice: Quando sentite questa tentazione, raccoglietevi immediatamente nel pensiero della passione di Cristo e dite: Dio mio e mio Signore, inchiodato su di una croce, posso io concedermi diletti e passatempi? (Formula honestae vitae). Come quel servo fedele che, invitato dal re a riposarsi, rispose: «L'arca di Dio, Israele e Giuda bivaccano sotto le tende; il mio signore Gioab e la sua guardia sono accampati all'aperto, ed io dovrei andare a casa mia, per mangiare, bere e dormire con mia moglie? Com'è vero che vive il Signore e vivi anche tu, non farò mai tal cosa!» (II Sam 11, 11), anche noi dobbiamo dire: Signore, tu sei in croce e paghi così i piaceri che gli uomini si prendono peccando; non voglio prendermene anch'io così a tue spese.
   Altri, nel momento della tentazione, si aiutano con la considerazione dei novissimi e del versetto del Savio: «In tutte le tue opere pensa alla tua fine, e non peccherai in eterno» (Eccli 7, 40).
   Ad alcuni giova pensare all'inferno, meditando quello che dice S. Gregorio: Il diletto dura un momento, ma il tormento è eterno; affondare in quell'eternità, in quel «sempre che durerà finché Dio sarà Dio», è mezzo efficacissimo per non peccare. Discendere ora vivi all'inferno (cfr. Ps. 55, 16) giova molto a non discendervi morti (Mor., l. 7, c. 30). Altri si aiutano con la considerazione della gloria, sembrando loro una pazzia, come realmente lo è, cambiare Dio con un breve diletto e perdere la gloria eterna. Può esserci maggior pazzia del trascurare i precetti di Dio, il quale per essi ci invita alla gloria, per fare quel che vuole il demonio, invitandoci all'inferno? Altri ancora trovano un gran beneficio nel ricordarsi della morte e del giudizio finale. Tali considerazioni sono tutte buone: ciascuno deve ricorrere a quelle che sente più efficaci; anzi qualche volta troverà più efficace l'una, qualche volta l'altra: dobbiamo servirei di tutto!
   Serve anche molto, in simili tentazioni, farsi un segno di croce sulla fronte e sul cuore o invocare con devozione il nome di Gesù; si sono visti con questo mezzo veri miracoli, di cui conserviamo le relazioni.
   È anche un ottimo mezzo la devozione alla Madonna: non dovrebbe esserci nessuno che non accorra con grande fiducia a questa Vergine sovrana; non può non essere ricca in misericordia colei che per nove mesi portò chiusa nel suo seno la stessa misericordia. È Madre di misericordia e avvocata dei peccatori, che ama, perché vede quanto li ha amati suo Figlio e a quanto caro prezzo li ha riscattati; e soprattutto vede che i peccatori furono il motivo per cui il Verbo Eterno prese carne nelle sue viscere ed ella divenne Madre di Dio. Li guarda perciò con occhi pietosissimi, intercede per essi ed ottiene tutto ciò che vuole. Che cosa potrà negare il figlio a sua madre, tanto Figlio a tanta Madre? Da questa considerazione nacque la celebre sentenza di S. Bernardo: Taccia della tua misericordia, Vergine beata, chi, avendoti invocata nelle sue necessità, si ricordi di non averti sentita vicina (Serm. 4 de Assumptione, n. 8).
   Sebbene questo rimedio sia efficace in ogni specie di tentazione e in ogni occasione, lo è in modo particolare nelle tentazioni di cui stiamo parlando, perché alla Vergine purissima piace tanto la purezza della castità. Certi autori dicono che il grado così elevato di purezza verginale di S. Giovanni Battista, il quale pare non abbia commesso contro di essa neppure un peccato veniale, fu un dono della visita della Beata Vergine a santa Elisabetta, durata tre mesi. Fu quella una visita corporale e spirituale, dice S. Ambrogio. La Vergine non rimase tanto tempo in casa di sua cugina solo per amicizia o a causa della parentela ma anche per il bene di così gran Profeta (Lib. 2 super Luc., c. 2, n. 29). E se il primo incontro fu così fecondo, che il bimbo esultò nel ventre della madre e ne rimase santificato e Santa Elisabetta fu piena di Spirito Santo al saluto della Vergine, quale non sarà stato il frutto di una così lunga presenza e conversazione?
   Il beato Padre Maestro d'Avila afferma di aver visto notevoli effetti dell'intercessione della Vergine nostra Signora in persone molestate da questa tentazione, che avevano recitato ogni giorno qualche preghiera in memoria della sua Immacolata Concezione e della purezza verginale con cui concepì e partorì il Figlio di Dio. Sono molto adatti a ciò i versetti che canta la Chiesa, nei quali, rievocando la sua immacolata e perpetua verginità, le chiediamo di ottenerci questa virtù con la quale possiamo piacere a lei e al suo preziosissimo Figlio: Dopo il parto, o Vergine, sei rimasta inviolata: Madre di Dio, intercedi per noi! Vergine singolare, mitissima tra tutti, purificaci dalle nostre colpe e facci miti e casti!
   Altro ottimo rimedio è la devozione ai santi e alle loro reliquie. Cesario racconta un fatto che assicura di aver appreso dalla persona stessa a cui accadde, cioè da un religioso cistercense di nome Bernardo. Questi, prima di entrare in religione, facendo un certo viaggio, portava con sé, appeso al collo, un reliquiario dei santi martiri Giovanni e Paolo. Durante il cammino provò una tentazione disonesta; ma non ci fece troppo caso e non ebbe nessuna premura di resisterle e di cacciare i cattivi pensieri di cui era preda. Quelle sante reliquie cominciarono allora a battere il reliquiario sul suo petto, senza che egli se ne rendesse conto e capisse perché ciò avveniva; ma, cessata la tentazione, cessarono anche i colpi. Dopo poco, la tentazione tornò e i colpi ricominciarono, come se le sante reliquie volessero avvertirlo di respingere quei brutti pensieri. Comprese allora l'avvertimento e resistette con diligenza (Dialog., 1. 8, c. 67).
   Altra ottima devozione, molto efficace, è la frequente visita al Santissimo Sacramento dell'altare, per chiedere al Signore forza per uscirne vittoriosi; e soprattutto è sovrano rimedio il riceverlo spesso, come dice il Profeta: «Tu prepari innanzi a me la mensa di fronte ai miei nemici» (Ps. 23, 5). Contro tutte le tentazioni, dicono i santi, questo è rimedio efficace; ma lo è particolarmente per vincere le tentazioni della carne e conservare la castità, perché questo divino Sacramento mitiga il fomes peccati, diminuisce e spegne i moti della carne e gli ardori della concupiscenza, come l'acqua il fuoco, dice S. Grillo. E confermano il loro pensiero col versetto del Profeta Zaccaria: «Che infatti ha egli di buono e di bello, se non il frumento degli eletti e il vino che fa germogliare le vergini?» (Zacch. 9, 17). Ma di ciò abbiamo detto a suo luogo (Part. 2, tract. 8, c. 10).

[Brano tratto da "Esercizio di perfezione e di cristiane virtù" di Padre Alfonso Rodriguez].